Sono stati pochissimi gli act stoner rock in grado di emergere a livello mainstream. A dirla tutta, i soli Queens Of The Stone Age sono riusciti nell’impresa, peraltro abbandonando quasi subito l’antico idioma. Eppure nel corso degli anni Novanta il virus del ‘desert rock’ sparso dai Kyuss ha proliferato in modo esponenziale all’interno dell’underground, creando una corrente seguita da centinaia di band in tutto il mondo. I Nebula sono sempre stati fra i migliori esponenti di quest’ondata, forti anche di apparentamenti con le formazioni originarie della marea (il chitarrista Eddie Glass e il batterista Ruben Romano formarono la band dopo esser fuoriusciti dai Fu Manchu, secondi solo ai Kyuss stessi in quanto a importanza nella scena). “Atomic Ritual” è il loro capolavoro, un proiettile di atmosfere torride giocate fra space rock e ricordi garage: le movenze alla Hawkwind della title – track ammaliano subito l’ascoltatore, proiettato poi nei gorghi Detroit-iani di “So It Goes” (il cui incipit ricorda persino gli Oblivians). Il resto del disco si muove sulle stesse lunghezze d’onda. Magnifico.
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