Laddove “Movement” (1981) era ancora segnato dallo spettro di Ian Curtis, con “Power, Corruption & Lies” gli ormai ex Joy Division Bernard Sumner, Peter Hook e Stephen Morris (con l’importante contributo della nuova arrivata Gillian Gilbert) imprimono una svolta al loro nuovo progetto, e i New Order prendono definitivamente vita autonoma. I vecchi fan grideranno allo scandalo, obnubilati dallo shock di sentire, accanto ai consueti e taglienti suoni post – punk, massicce dosi di synth – pop e un afflato che non è eresia definire dance. Smaltita la prima impressione, però, è doveroso valutare questo disco per quello che è: un ottimo esempio di suono anni Ottanta, in cui lo spleen esistenziale non si ritrae del tutto di fronte alle nuove soluzioni stilistiche, anzi penetra queste ultime in modo quasi subliminale. Tutt’altro che un disco privo di profondi contenuti, insomma. E “Low-Life”, di due anni successivo, saprà confermare tutti questi pregi. L’unica pecca dell’edizione originale di “Power, Corruption & Lies” è aver lasciato fuori i singoli “Blue Monday” e “Confusion”, fra le creazioni più perfette dei Nostri: per averli è necessario procurarsi la versione del 2008.
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