Pantera – The Great Southern Trendkill

L’album più sottovalutato dei Pantera viene concepito durante un periodo di forti tensioni fra Phil Anselmo e gli altri membri della band, tanto che le tracce strumentali verranno incise in uno studio di Dallas mentre Phil si occuperà delle parti vocali a New Orleans, sfruttando i Nothing Studios di Trent Reznor. Non bastasse questo, il frontman sta pure attraversando uno dei periodi più cupi della propria esistenza, e a pochi mesi dall’uscita del disco poco ci manca che non muoia per un’overdose di eroina. Nonostante questo, “The Great Southern Trendkill” è un disco meraviglioso, poco compreso a causa di una ricerca sonora che porta i Pantera ad uscire dal seminato e creare un sound in parte diverso da quello perseguito nei tre LP precedenti. Il thrash metal modernista e dotato di groove immenso media pa singles rimane un punto fermo per il quartetto, ma a questo viene aggiunta un’attitudine sudista che rende giustizia al capture video from webcams free titolo del lavoro; la chitarra di Dimebag Darrell non è mai stata accordata a livelli tanto bassi, Rex Brown e Vinnie Paul risciacquano le loro ritmiche nei torbidi gorghi dello sludge, i tempi medio lenti dominano le composizioni, anche se non mancano alcune tra le accelerazioni più fulminanti nella storia del gruppo. Accade ad esempio in “Suicide Note Pt. II”, contraltare elettrico alla livida e funeraria ballad “Suicide Note Pt. I”. A colpire di più è però la tripletta iniziale costituita da title – track, “War Nerve” e “Drag The Waters”, la cui imponenza è monumentale. Darrell è oltremodo ispirato nei suoi assoli e riff, e purtroppo non avrà più molte occasioni per esserlo. Dopo il successivo e sottotono “Reinventing The Steel” (2000), i Pantera vivacchieranno altri tre anni fra side project e reciproche incomprensioni, fino allo scioglimento ufficiale avvenuto nel 2003. A un anno di distanza, la tragedia: Dimebag viene ucciso a colpi di dating violence and abuse pistola da un folle durante un’esibizione dei suoi Damageplan. Per i “Cowboys dall’inferno” è davvero finita.