Patto – Patto

Nel 1970 la scena progressive era in piena esplosione. Non c’erano solo King Crimson, Gentle Giant, Emerson Lake & Palmer, Van Der Graaf Generator, Yes e Genesis (questi ultimi due ancora acerbi) a reggerne le fila, ma anche una miriade di cosiddetti gruppi minori che, spesso per sola sfortuna, non riuscirono a riscuotere il successo che avrebbero meritato. Avremmo potuto parlare dei Quatermass, dei Nucleus, dei Cressida, solo per fare alcuni nomi. Abbiamo però preferito rispolverare quest’opera prima dei Patto, quartetto inglese che sarebbe potuto diventare uno dei più grandi gruppi di sempre, ma che al contrario quasi nessuno si filò. L’omonimo debut album è un capolavoro assoluto, caratterizzato da un rock d’incredibile potenza mischiata a raffinatezza che ha nella voce del leader Mike Patto e nella chitarra di Peter Halsall (qui anche a piano e vibrafono) i suoi maggiori punti di forza. Le due canzoni che aprono “Patto”, poi, dovrebbero essere insegnate a scuola: l’inizio soft, la continua progressione armonica e infine il parossistico crescendo di “The Man”, sottolineato dall’esplosione vocale di Mike, e il prog blues fremente di “Hold Me Back” sono momenti di enorme intensità musicale. Il problema è che i Patto erano troppo diretti ed essenziali per i patiti del prog rock e troppo avanti coi tempi per i rocker duri e puri. Così finirono per scontentare tutti e si sciolsero nel giro di tre album, senza che nessuno se ne accorgesse.

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