Nel corso del 1976 si fanno già sentire i primi scossoni della rivoluzione punk ( gli esordi su lunga distanza di Ramones e Blondie, l’opera di mediazione fra passato e futuro attuata da Patti Smith, e soprattutto il primo singolo dei Sex Pistols, “Anarchy In The UK”, uscito verso la fine dell’anno), tuttavia l’hard rock continua a godere di ottima salute, e i suoi sviluppi in senso radiofonico iniziano a fare la fortuna di parecchie etichette discografiche, grandi e piccole. Un caso emblematico è quello di Peter Frampton, rocker inglese la cui militanza nei tosti Humble Pie aveva funto da trampolino di lancio per una fortunata carriera solista. Per la verità, quando esce “Frampton Comes Alive!“, il cantante e chitarrista aveva già all’attivo quattro album in studio che non avevano venduto moltissimo, lasciandolo galleggiare in una sorta di limbo. Questo primo live, però, si rivelerà uno dei dischi dal vivo più venduti di sempre, vendendo più di sei milioni di copie nei soli U.S.A. Merito di un vigore che Peter riesce a trasmettere solo dalle assi del palco, oltreché di un hard rock accuratamente addomesticato nei suoi lati più duri e reso potabile per tutti i palati. Frampton non riuscirà più a ripetere un exploit tanto clamoroso, eppure questo doppio long playing rimane uno dei prodotti più epitomici del periodo, fungendo da battistrada per molto dell’arena rock a venire. Un’altra testimonianza fondamentale per capire la musica del decennio e quel che ne seguirà.
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