Anche l’occhio vuole la sua parte, e i Pixies pensano bene di presentare il loro debut – album con una copertina che non può passare inosservata. Parimenti, la musica contenuta in questo disco sembra fatta apposta per sgretolare le certezze di critici e pubblico dei tempi. Il quartetto di Boston verrà inserito nel calderone alternative ma, come per altre band pigiate nella stessa etichetta di comodo, lo stile dei Nostri è davvero indefinibile. Prodotto da Steve Albini, “Surfer Rosa” utilizza il contrasto fra violenza sonica e melodismo power pop già sfruttato dai Dinosaur Jr. (fra l’altro loro concittadini) in una dimensione ancora più sperimentale, facendo cozzare cadenze hardcore punk addosso a ritornelli da “stupid song” alla Frank Zappa, precipitando garage e post punk in un’atmosfera quasi goliardica e imbevuta di humor nero. Impossibile segnalare singoli brani, ognuno di essi vive di vita propria, nel senso che ognuno potrebbe esser presente su un disco diverso di genere ancor più differente. Resta d’aggiungere che “Surfer Rosa” colpirà moltissimo Kurt Cobain (e chissà quanti altri musicisti grunge…), tanto che il leader dei Nirvana vorrà farsi produrre “In Utero” da Albini proprio per il lavoro svolto da quest’ultimo con i Pixies.
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