PJ Harvey – Dry

L’esordio di Polly Jean è di quelli fulminanti, in grado di segnare lo scorrere dell’alternative rock declinato al femminile. “Dry” contiene undici brani cupi, secchi e taglienti, in bilico tra atmosfere cantautorali e lacerazioni rock. Sebbene la cantante provenga dalla campagna inglese, i suoi punti di riferimento sono più che altro americani, in particolare ispirati al songwriting di artiste come Patti Smith e Michelle Shocked, senza dimenticare alcuni personaggi al confine fra sperimentazione iconoclasta e rispetto verso la tradizione blues e folk a stelle e strisce, vedi Tom Waits e Nick Cave. Una sensibilità febbricitante, insomma, che viene però piegata in direzione interiore e squisitamente femminile, tanto che “Dress”, “Happy And Bleeding”, “Sheela-Na-Gig” e “Joe” saranno tutti manifesti di quello che si potrebbe definire “rock femminista” (si perdoni la semplificazione, certo semplicistica eppure utilissima per condensare il concetto in brevissimo spazio). In qualsiasi modo lo si definisca, “Dry” rimane un debutto maiuscolo, atto di nascita di una musicista che segnerà indie e alt rock per almeno due decenni.

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