Non si tratta soltanto di un disco. “Storia di un minuto“, nel corso degli anni, è diventato il simbolo dell’intero progressive rock italiano. Nello stesso filone ci sono stati album più venduti, altri più sperimentali e originali, ma il debutto della Premiata Forneria Marconi è fra quelli che meglio hanno retto all’usura del tempo e, ancor più rilevante, è stato in grado di mediare fra la tradizione italiana e il pop sinfonico inglese come nessun’altro, fondendo le due componenti sonore con abilità ineguagliata. “Impressioni di settembre“, con il testo scritto da Mogol e l’ardito – per i tempi – fraseggio del moog che irrompe nella melodia, è il brano più famoso della nostra scuola progressiva. Ma il resto del lavoro non è da meno, con la quasi strumentale “È festa” a tendere la mano verso i ritmi mediterranei e, complementare ad essa, la suite in due parti “Dove…quando…” a sancire l’alleanza con le componenti esterofile, grazie a intrecci strumentali che richiamano in egual misura Genesis, ELP e King Crimson. Preminente l’uso delle tastiere, ma anche le chitarre, sia elettriche sia acustiche, il flauto e il violino (cfr. “La carrozza di Hans”, altro classico della band) contribuiscono a formare quel caratteristico sound, equamente diviso fra melodia e impennate rock, che permetterà al quintetto di riscuotere un discreto successo anche all’estero. “Storia di un minuto” sarà il 14esimo disco più venduto in Italia a fine anno.
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