Queen – A Night At The Opera

Inimitabile, geniale, sfrenato, ubriacante. Sono tanti gli aggettivi con cui potrebbe esser descritto “A Night At The Opera”, capolavoro assoluto dei Queen e disco fondamentale per le sorti del pop e del rock, ma nessuno saprebbe coglierne realmente l’essenza. Perché i dodici brani che lo compongono sono talmente multiformi da non poter essere racchiusi entro uno stile definito o preesistente. Quando la band inizia le registrazioni ha appena cambiato manager, passando da Norman Sheffield a John Reid, ai tempi noto per curare gli interessi di Elton John. A Sheffield, reo di aver vincolato i Queen ad un contratto – capestro, è dedicata la cattivissima “Death On Two Legs”, invettiva ‘urlata’ da Freddie Mercury su di una base musicale che fonde tardo romanticismo e glam rock. Ecco che cos’è “A Night At The Opera”: un caleidoscopio di forme musicali che spesso, nei rispettivi accostamenti, rasentano la follia più assoluta. Non si tratta solo di kitsch, anzi. Si tratta di ricerca consapevole dell’eccesso, il quale viene tramutato in vera e propria arte. Dall’hard rock di “Sweet Lady” si passa al vaudeville pianistico di “Lazing On A Sunday Afternoon” e al folk di “39” in modo parossistico e sussultorio: nessun musicista sano di mente avrebbe osato tanto. Al contrario i Queen, potendo contare su quello che probabilmente è stato il più grande cantante nella storia della pop music, sfidano il buongusto, si fan beffe dei soloni della critica e, infine, dimostrano di aver loro ragione e gli altri torto. E così matura anche il capolavoro nel capolavoro, “Bohemian Rhapsody”, tre canzoni fuse insieme in appena sei minuti, che citano la ballata pianistica alla Elton John, si burlano dell’opera italiana e sfociano in un rock dalla carica gigantesca. Per realizzarla saranno necessarie tre settimane di registrazioni e oltre duecento sovraincisioni vocali. Ma, al di là dei meri dati tecnici, fra i quali va ricordato il ruolo pionieristico avuto dal videoclip di “Bohemian Rhaposdy”, quello che rende immortale “A Night At The Opera” è la sua unicità: nessuno può dire con certezza di che genere si tratti, e nessuno è mai stato in grado di imitarlo o eguagliarlo. Neppure gli autori stessi.

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