L’unico album in grado di rivaleggiare con il celeberrimo “Live/Dead” è questo, ad opera della terza grande realtà psichedelica Made in San Francisco, i geniali e troppo spesso dimenticati Quicksilver Messenger Service. Purtroppo l’ensemble guidato dall’immaginifica chitarra di John Cipollina non saprà più ripetersi a questi livelli, e al contrario di Jefferson Airplane e Grateful Dead avrà una carriera con pochissimi alti e troppi bassi. “Happy Trails”, ibrido live – studio, mostra cos’era in grado di fare il quartetto nel momento di maggior splendore. La suite ricavata da una dilatazione iperbolica di “Who Do You Love”, celebre hit di Bo Diddley, riempie una facciata vinilica in cui la sei corde di Cipollina espande i confini della mente, rappresentando il contraltare terreno e carnale agli strali cosmogonici di John Garcia. Il lato B, invece, porta in dono i 13 minuti del torpido ‘psychoflamenco’ di “Calvary”, ossia l’epopea western distorta dalle pozioni acide californiane. Essenziale.
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