Radiohead – Kid A

Se “Ok Computer” (1997) era un disco alienante, “Kid A” è direttamente alieno. La virata stilistica che compiono i Radiohead con questo capolavoro non trova nessun paragone nel mondo pop/rock degli ultimi anni, così timoroso nell’avventurarsi appena oltre le sbarre della gabbia in cui è rinchiuso. Il coraggio dimostrato da Yorke e compagni è d’altri tempi. Il rock scompare, inghiottito da nebulose di raggelante elettronica (“Everything In Its Right Place”, la Aphex Twin-iana title – track), jazz/fusion claustrofobica (“The National Anthem”), liquidità ambient (“Treefingers”) e aromi cinematici (“Motion Picture Soundtrack”). Musica proveniente da un pianeta lontano, freddo e buio. Quel che rimane del passato si sublima in ballad d’intensissimo lirismo (“How To Disappear Completely”) e calligrafismo d’alto bordo (“Optimistic”), oppure si ottunde in battito meccanico e deumanizzato (“Idioteque”). Impossibile incasellare “Kid A”: definizioni come post rock, art rock o progressive rock sono tutte quante valide e, al tempo stesso, totalmente fuorvianti. È un po’ come se i Pink Floyd fossero stati clonati e avessero finalmente raggiunto “il lato oscuro della luna”; fra l’altro alcuni spunti testuali del disco parlano dell’ipotetico primo clone umano, e molte canzoni calzerebbero a pennello nella colonna sonora del film “Moon”, quello del 2009 diretto da Duncan Jones e interpretato da Sam Rockwell. Il genio per una volta è premiato: il cd debutta al numero uno della classifica statunitense e vende più di 4 milioni di copie nel mondo, tantissimo per un’opera simile, in cui però l’intuito pop dei Radiohead non è affatto andato perso.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *