Ne hanno fatta di strada i R.E.M., dai tempi del folgorante esordio “Murmur” (1983). E con loro ne ha fatta l’alternative rock americano, progressivamente cresciuto d’importanza nel corso del decennio dominato dai poli opposti del techno pop ballabile e del metal. Eppure, lentamente ma inesorabilmente, il variegato mondo delle band indipendenti (allora davvero sotto contratto con etichette dalle proposte alternative a quelle delle major) è cresciuto d’importanza, preludendo negli ultimi anni del decennio allo sdoganamento che opererà il ciclone del grunge. “Document” è il quinto album di Michael Stipe e soci, ancorato come tutti gli altri sull’ormai classico sound folk rock onirico e intimista. Semplicemente, più rifinito e smaliziato, in una costante ascesa verso la perfezione formale, mai disgiunta però dalla capacità di suscitare profonde emozioni. Contiene la celebre “It’s the End of the World as We Know It (And I Feel Fine)” e mai titolo fu più profetico; infatti si tratta dell’ultimo lavoro targato I.R.S. Il successore “Green” verrà pubblicato dalla major Warner Bros., segnando una svolta epocale nell’ambito dell’alt rock.
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