Renato Zero – Zerolandia

Quando esce “Zerolandia“, Renato Zero è già considerato “il David Bowie italiano“, idolo di migliaia di “sorcini” e simbolo di ambiguità sessuale, almeno nel nostro paese. E un brano come “Mi vendo”, compreso nell’album precedente “Zerofobia” (1977), in effetti non poteva passare inosservato. Poi, in realtà, il paragone con Bowie è davvero tirato per i capelli (per il trucco, più che altro), e Renato non canta di certo in una band glam rock; piuttosto lo stile musicale delle sue creazioni è basato sulla tipica melodia leggera italiana, corroborata però da arrangiamenti frizzanti e oltremodo fantasiosi, che occhieggiano alla disco senza perdere in impatto e originalità. Riguardo all’aspetto trasgressivo, è certo che canzoni come “Sbattiamoci” e la celeberrima “Triangolo” sono state comunque, per i tempi, davvero coraggiose, persino temerarie verrebbe d’affermare. Un merito che a Zero va senz’altro riconosciuto, nonostante le ultime prove sembrino abbarbicarsi su di un moralismo a tratti piuttosto pesante da digerire. Nel 1978 questa era musica di rottura, premiata anche dalla classifica: “Zerolandia” sarà il settimo disco più venduto a fine anno.

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