Dopo essersi segnalato come solista con “Now He Sings, Now He Sobs” (1968), ed aver quindi partecipato alla svolta elettrica di Miles Davis su “In A Silent Way” (1969) e “Bitches Brew” (1970), l’attività del pianista Chick Corea s’incanala prima nel free jazz con il gruppo Circle, insieme ad Anthony Braxton, Dave Holland e Barry Altschul, infine nel 1972 approda allo stile che lo renderà definitivamente famoso e celebrato come uno dei più grandi jazzisti contemporanei. L’esordio dei suoi Return To Forever rimane il migliore esempio di ciò che l’artista considera essere la fusion: un suono ampio, vellutato, che si pone quale più credibile alternativa al jazz – rock sperimentale dei primi Weather Report, a quello mistico ed hendrixiano dei Mahavishnu Orchestra e al funk ‘nerissimo’ e spiritato di Herbie Hancock. Dall’esperienza con Davis Corea ha estrapolato gli aspetti misteriosi dell’elettrificazione (cfr. l’inizio e la conclusione della title – track), per poi poterli fondere con la musica brasiliana e ammantarli quindi di fascinazioni classiche. In “Return To Forever” il suo pianoforte elettrico sprizza leggerezza armonica e ‘coolness’ da ogni tasto, magicamente coadiuvato dal basso di Stanley Clarke, dalle percussioni di Airto Moreira, dai fiati di Joe Farrel (flauto e sax soprano) e dalla voce di Flora Purim, mai più così bella. Un’opera imprescindibile per comprendere un intero decennio musicale.
Categorie
- Anniversari (74)
- Classifiche (61)
- Migliori Album (2.316)
- Storia della Musica (60)
- Underrated (11)