Il primo giugno del 1973, al termine di un party eccessivo, Robert Wyatt cade dalla finestra del quarto piano di un appartamento londinese. Il terribile incidente costringe l’ex Soft Machine sulla sedia a rotelle per il resto della sua vita. Tuttavia l’artista inglese non si scoraggia, e durante la degenza in ospedale continua a lavorare, quasi in stato di trance, alle canzoni che stava creando per “Rock Bottom“, molte delle quali erano già state concepite nel corso di un soggiorno a Venezia avvenuto nell’inverno del 1972 – 73. Tornato a casa, registra l’album a tempo di record, tanto che la sua pubblicazione avviene il 26 luglio 1974, a poco più di un anno di distanza dall’incidente. Il risultato è incredibile: si tratta con tutta probabilità del capolavoro assoluto di Wyatt, nonché di una delle opere più ispirate dell’intero decennio. Non potendo più suonare la batteria, il musicista si concentra sulle tastiere e, ancor di più, lascia fluire libero il canto, meno spericolato rispetto alla prima giovinezza, più sofferto e meditato. Nonostante questo, in termini di quieta intensità emotiva le vette che la sua voce riesce a toccare non sono mai state raggiunte da nessun altro. La musica si regola di conseguenza: su placidi fondali costruiti dal piano e dalla tastiera, il suono si sviluppa lento e meditabondo, ora trascinandosi notturno e acquatico per tutta la durata della composizione (“Sea Song”, “A Last Straw”, “Alifib”), ora esplodendo dolorosi brandelli di free jazz astrale (la tromba di Mongezi Feza in “Little Red Riding Hood Hit The Road”, il clarinetto e il sax tenore di Gary Windo in “Alife”, che Robert dedica alla moglie Alfreda Benge), concludendo infine la sua parabola nella solennità sgonfiata di ogni retorica di “Little Red Robin Hood Hit The Road”, con l’intervento narrativo e strumentale del poeta e cantautore scozzese Ivor Cutler. “Rock Bottom” può inoltre contare su di un cast d’eccezione: ad aiutare l’amico Wyatt ci sono, fra gli altri, Richard Sinclair e Hugh Hopper al basso, Fred Frith alla viola e Mike Oldfield alla chitarra. Prodotto da Nick Mason dei Pink Floyd, “Rock Bottom” è un disco che ogni appassionato di musica dovrebbe perlomeno ascoltare almeno una volta nella vita.
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