Questo disco ha sempre sofferto il confronto con i suoi incandescenti predecessori. In questo senso, la potenza di “Weight” è sicuramente inferiore a quella di vere e proprie esplosioni psichiche messe in note quali “Life Time” (1987) e l’imprescindibile “The End Of Silence” (1992). Ma la musica della Rollins Band non è solo furore e sperimentazione fra post – hardcore, blues e psichedelia. Quello che le composizioni racchiuse in questo LP sanno mostrare è un inedito grado di persuasione sonora per Henry Rollins e compagni, che ora lasciano filtrare spiragli di melodia attraverso il consueto muro di cemento armato che caratterizza la loro musica. Anche per merito del nuovo bassista Melvin Gibbs, che introduce numerosi elementi funk in “Fool” e “Shine”, gli accordi si fanno più smussati e fruibili da parte di un pubblico eterogeneo, e l’urlo di Rollins si adegua maggiormente alla forma canzone. Non mancano durissime critiche al proliferare delle armi negli States (“Civilized”) e al concetto di rockstar (“Divine Object Of Hatred”), a ribadire che la band non si è certo addomesticata allo show biz. Non è un caso, però, se “Weight” è ancora oggi il cd più celebre e venduto del gruppo, grazie pure ai fortunati singoli “Disconnect” e “Liar” (invero due grandissimi brani), i cui relativi video vengono proposti frequentemente su MTV e inclusi persino nelle puntate di “Beavis And Butthead”. Arriverà al 33esimo posto della classifica USA e al 22esimo di quella UK, risultati che musica del genere poteva ottenere solo negli anni Novanta.
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