Penalizzati dall’immagine glam e decadente dettata dal loro cantante e leader, Brian Ferry, i Roxy Music sono sempre stati largamente sottovalutati per i loro meriti squisitamente musicali. In realtà quest’esordio omonimo, che può contare sulle tastiere futuriste di Brian Eno, sui fiati arty di Andy Mackay e sulla chitarra agile di Phil Manzanera, è fra i massimi capolavori della storia del rock, probabilmente uno dei dieci album che più ne hanno influenzato il corso. La band londinese inventa una musica nuova, fondendo rock lascivo (la componente glam), jazz, psichedelia e progressive in una miscela affatto nuova e dannatamente coinvolgente. Molte delle peripezie sonore presenti in “Roxy Music” sono diretta filiazione del prog immaginifico di King Crimson e soci; ma i Nostri, invece di comporre suite lunghe una facciata di vinile, condensano tutto in brani di quattro, cinque minuti (la ‘prolissa’ “Sea Breezes” ne dura sette esatti), uragani sonici taglienti e sprezzanti, felini nei loro scatti visionari. D’avanguardia eppure ballabili. In questo disco sono presenti dieci canzoni, tutte memorabili, ma bastano le prime due a dare l’immortalità al gruppo. “Re-Make Re-Model” piomba sull’ascoltatore a velocità supersonica: il canto schizoide di Ferry si scontra con il sax fratturato di Mackay e la chitarra distorta di Manzanera, mentre Eno produce vibrazioni che si accumulano imperterrite sul tappeto ritmico lacerato da mille stop & go creato ad hoc da Graham Simpson (basso) e Paul Thompson (batteria); ne risulta una girandola impazzita di stili centrifugati in modo ossessivo che procurano l’orgasmo in appena 5 primi e 13 secondi. A seguire “Ladytron” che, introdotta da un grave assolo di oboe intrecciato ai riverberi di un synth subsonico, plana poi lieve sulla dizione morbida di Brian per poi impennarsi di nuovo in un tonitruante tour de force strumentale che in appena un paio di minuti sintetizza ore di musica progressiva. Si parla di art rock, ma in realtà quest’opera potrebbe essere già considerata l’atto di nascita della new wave, per lo meno in potenza. È comunque un tassello indispensabile per la discoteca di ogni serio appassionato di rock.
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