I tedeschi Scorpions, formatisi ad Hannover verso la fine degli anni Sessanta, saranno una delle primissime band non anglofone ad imporsi all’attenzione mondiale, tanto che oggi, dopo 45 anni di carriera, hanno all’attivo più di 100 milioni di dischi venduti. Il grande successo lo raggiungeranno solo a partire dagli anni Ottanta, ma la reale maturazione del loro tipico stile, costituito da un hard rock/heavy metal (ai tempi i due generi erano quasi contigui) di grande impatto melodico, è avvenuta nella decade precedente. “In Trance“, terzo album da studio, viene pubblicato dopo due prove interessanti ma ondivaghe, divise fra psichedelia, space rock e molto altro; è solo a partire da questo LP che le canzoni divengono più lineari e simili a quelle dei mostri sacri dell’hard & heavy dell’epoca, con una particolare predilezione per certe atmosfere alla Deep Purple. Il merito è soprattutto di Uli Jon Roth, chitarrista il cui stile è un mix di reminiscenze Hendrixiane e ‘neoclassicismo’ alla Blackmore, come testimoniano le power ballad “Life’s Like A River” e “Evening Wind”, a cui fanno da contraltare i possenti contrafforti metallici di “Top Of The Bill” e “Dark Lady”, quest’ultima dal riff iniziale di stampo Uriah Heep. Non il più famoso, non il più venduto, “In Trance” è però il disco più importante degli Scorpions, oltre ad essere imprescindibile testimonianza di quanto il rock duro, nel 1975, fosse ormai un fenomeno globale.
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