Ci sono band che sparano le loro migliori cartucce nei primi album (forse la maggioranza), altre che migliorano nel tempo. I greci Septicflesh (fino al 2007 Septic Flesh) appartengono sicuramente alla seconda categoria. Attivi sin dal 1990, e con alle spalle già sei dischi di death metal prima piuttosto canonico poi via via sempre più personale, approdano con “Communion” al capolavoro supremo. Riuscendo a compiere una delle imprese più difficili in assoluto, ossia far dialogare rock e musica classica senza combinar disastri. Nel caso di Christos Antoniou e compagni, si assiste ad un personalissimo e riuscitissimo esempio di come armonizzare death metal e partiture sinfonico/orchestrali per celebrare l’oscurità più profonda in musica. Brani come “Lovecraft’s Death”, “Babel’s Gate”, “Persepolis” e title – track trascinano nell’abisso senza pietà alcuna, forti di un’intesa perfetta fra riff d’acciaio e fiati d’oltretomba, growl profondissimo e sezioni d’archi ancor più tenebrose. Siamo lontanissimi dalle orchestrazioni leggere utilizzate da alcune band power, qui gli arrangiamenti sinfonici sono quasi più maligni delle parti metal. Merito dell’estro di Christos Antoniou quale compositore e degli ottimi Orchestra Filarmonica e Coro di Praga, perfettamente calati nella parte. Un disco che potrebbe esaltare anche chi il death non lo mastica molto.
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