Il canto del cigno per i fratelli Cavalera. “Roots” portò alle estreme conseguenze la contaminazione tra percussioni tribali e metal estremo che i Sepultura avevano portato in cima al mondo partendo da Belo Horizonte. Strumenti tipici brasiliani, un’attitudine sempre più post-hardcore influenzata dal debutto dei Korn di due anni prima e la voglia di lasciarsi dietro le spalle le sfuriate thrash, che avevano invero contribuito a portare il gruppo in cima alle preferenze di milioni di metallari. L’unica colpa del cd in questione è forse l’eccessiva lunghezza complessiva, per il resto la violenza di “Attitude”, “Straighthate”, “Spit” e “Breed Apart” è assoluta e senza compromessi. Questa release contiene così tante anticipazioni del sound del mondo nu-metal che verrà di lì a poco da rendere quasi inutile tutto ciò che seguirà. Estremizzazioni a parte, i Sepultura portano a termine in questo platter un percorso che li ha visti innovare un universo di cui sono stati protagonisti assoluti per almeno un lustro come pochissimi altri, essendo i quattro figli degli anni Ottanta e non appartenenti all’epoca in cui il metallo pesante si è evoluto e sviluppato in vari e rigogliosi sottogeneri.
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