Insieme agli Staind, i Sevendust furono tra le avanguardie della scena alternative metal Americana del nuovo millennio. Pur senza raggiungere le mega vendite della band di Lewis, “Seasons” marcò un parziale distaccamento dagli influssi nu e crossover palesati nei buoni predecessori (“Home” del ’99 e “Animosity” del 2001), in favore di un’attenzione maggiore alle melodie e all’orecchiabilità. “Enemy” e “Broken Down” sono due validi esempi del corso intrapreso dalla band, che in generale aumentò anche le tinte dark nelle proprie composizioni. Il platter andò bene, ma non quanto si aspettavano Morgan Rose e compagni, la colpa venne in seguito data dalla band all’etichetta discografica, che spinse il gruppo a cercare una direzione più semplice e commerciale rispetto al passato, a scapito della furia esecutiva. A dire la verità comunque, l’album è gradevolissimo e rappresenta molto bene il sound che furoreggiava sulle radio rock USA all’epoca.
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