Il quarto album della band di Des Moines non è mai andato giù ai fan più puristi. In realtà “All Hope Is Gone” non è affatto disprezzabile, anzi è un buon tentativo da parte di Corey Taylor e compagni di armonizzare il tipico sound degli Slipknot a quello degli Stone Sour, il progetto parallelo del leader. In breve, si assiste a un buon compromesso fra momenti di aggressività e violenza pura (thrash e death rimangono componenti essenziali dello stile del gruppo) e inedite aperture melodiche, proprio quelle che ci s’aspetterebbe su un disco degli Stone Sour. Difficile annoiarsi e non farsi coinvolgere dall’impetuoso incipit, dalla ballad “Snuff”, dalle pestate “Sulfur” e “This Cold Black”, dalla morbosa “Gehenna” e dai singoli “Psychosocial” e “All Hope Is Gone”, il brano più tirato del lotto. Effettivamente qualche filler c’è; più precisamente, la parte centrale dell’album non è memorabile, ma si tratta di un calo fisiologico e perfettamente comprensibile. Rispetto al passato c’è meno spazio per campionatori, percussionisti vari e affini, a dimostrazione del fatto che gli Slipknot del 2008 sono più vicini al concetto di canonica band metal. Fra le più grandi in assoluto d’inizio Duemila. La morte di Paul Gray, avvenuta nel 2010, e la difficile coesistenza con la band di Corey complicheranno però la vita all’ensemble dell’Iowa.
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