Forse il titolo di padre del folk blues se lo meriterebbe maggiormente Charley Patton, di almeno una decina d’anni più vecchio di Eddie James House Junior, vero nome di Son House. Non a caso, fu proprio il primo a introdurre il secondo in uno studio di registrazione; l’anno era il 1930, e per farlo i due si spinsero sin nel lontano Wisconsin, dove si trovavano gli studi della Paramount Records. Iniziò lì la leggenda di Son House, se non il primo sicuramente il più decisivo autore di delta blues della storia, colui che fu maestro di Robert Johnson e fece scoprire ad Alan Lomax il genio di Muddy Waters. Particolarissimo il suo curriculum: predicatore battista sin da giovanissimo, abbandonò la musica gospel per seguire il sentiero delle 12 battute già venticinquenne, e d’allora in poi i suoi brani vissero di questo dualismo, da una parte il richiamo ancora presente della musica sacra, dall’altro i tumulti interiori che sprigiona quella del diavolo. Nonostante il musicista qui trattato non goda della stessa aura mitica che fa di Johnson un semidio del blues, il suo contributo alla causa rimane più che fondamentale: il modo di suonare la slide guitar fu uno dei più innovativi in assoluto, così come l’utilizzo del “bottleneck style” e il canto intriso di modulazioni gospel rappresentarono un unicum nel panorama del down home blues degli anni Trenta e Quaranta, andando a influenzare direttamente il blues elettrico di Chicago.
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