Il superclassico dei Soundgarden, espressione massima dell’arte della band di Seattle nonché suo disco più famoso e amato dai fan. “Superunknown” è anche uno dei rari casi in cui critica e pubblico vanno d’amore e d’accordo, poiché non presenta punti deboli da qualsiasi verso lo si prenda: le melodie sono perfettamente a fuoco, ma ciò non va a discapito della potenza e dell’impatto delle canzoni, tanto che l’album può annoverare sia il singolo schiantaclassifiche “Black Hole Sun” (storico anche il video, ai tempi in heavy rotation su MTV) sia il mantra cupamente psichedelico di “Head Down”. E la psichedelia è l’ingrediente principale utilizzato dal quartetto per insaporire il proprio tipico sound, ormai celebrato quale riuscitissimo ibrido fra Black Sabbath e Led Zeppelin. I nuovi aromi pescati direttamente dalla fine degli anni Sessanta danno ancor più profondità a brani divenuti ormai classici del grunge rock dei Novanta: “Let Me Drown”, “My Wave”, “Fell On Black Days”, “Mailman”, “Spoonman”, “4th Of July” e “Like Suicide” sono solo alcuni dei momenti memorabili di una tracklist che verrebbe voglia di riportare per intero. E poi c’è la voce di Chris Cornell che raggiunge le sue più grandi vette proprio qui, in particolare nelle epiche cavalcate della title – track e di “The Day I Tried To Live”. “Superunknown” è il primo disco del gruppo a raggiungere il numero uno su Billboard, successo ulteriormente coronato da 5 dischi di platino raccolti in patria. Purtroppo, dati gli eventi, assume le caratteristiche di un epitaffio: a neppure un mese di distanza dalla sua pubblicazione Kurt Cobain si suicida, ponendo fine ai giorni più gloriosi del Seattle Sound. A loro volta, i Soundgarden resistono ancora per lo spazio di un altro ellepì, “Down On The Upside” del 1996, sciogliendosi l’anno successivo.
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