Negli anni della contestazione gli Stormy Six sono stati, dopo gli Area, i musicisti che meglio hanno saputo far convivere impegno politico e ricerca sonora. Formatisi a Milano verso il 1965, i Nostri hanno attraversato la stagione beat, hanno fatto da spalla ai Rolling Stones nel loro tour italiano del 1967, hanno flirtato brevemente con la psichedelia, poi con la canzone d’autore e il folk più puro, per giungere infine con “Un biglietto del tram” al loro vertice artistico. Si tratta di un disco d’impronta progressive – folk, interamente acustico e guidato dalle evoluzioni dei violini, contrappuntati da interventi di chitarra, mandolino, armonica, flauto, balalajka e sostenuti da una sezione ritmica molto duttile e fantasiosa. Le parti vocali sono probabilmente l ‘unico punto debole del disco, ma le narrazioni contenute in “Stalingrado” (il loro brano più famoso, suonato nelle fabbriche occupate), “La fabbrica” e “Dante Di Nanni” non perdono comunque un’oncia della loro drammatica epicità. Seppure non dichiarato, “Un biglietto del tram” è una sorta di concept – album sulla Seconda Guerra Mondiale, poiché tutte e nove le canzoni trattano di episodi avvenuti in quel tempo o relativi ad esso, che il complesso collega idealmente allo scenario degli anni Settanta. Tematiche rivoluzionarie a parte, la musica è di livello eccelso, con alcuni passaggi della ballata “Nuvole a Vinca” che richiamano persino toccate e ricercari d’ascendenza rinascimentale. A quasi quarant’anni di distanza, non ha perso nulla della sua bellezza.
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