I System Of A Down esplosero nella scena underground grazie all’Ozzfest, a cui parteciparono prima ancora di aver pubblicato un album da studio. La loro deflagrazione sul palco è paragonabile a quella che si sente all’inizio del disco omonimo: “Suite Pee” è un manifesto inconfondibile della proposta musicale dei quattro Americani (di origini Armene), un impatto grezzo e veloce, contaminato da sonorità garage, alternative, talvolta etniche (cfr. le strofe di “Know”), improvvisi growl e grida che si alternano alla timbrica del singer Serj Tankian, vera e propria marcia in più del quartetto. I quaranta minuti della release sapientemente mixata da Rick Rubin, mettono in evidenza lo sferragliante incedere del basso di Shavo e le bordate chitarristiche di Daron Malakian, alcune volte impegnato in riff debordanti, altre in semplici arpeggi o effettivi rumorismi. Se dal vivo i SOAD sono spesso accusati di non essere esattamente dei virtuosi dello strumento, il pubblico affolla (e si massacra) felice i loro gig e compra i dischi. La parabola dei Nostri è solo all’inizio…
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