Nel giro di soli 12 mesi Taj Mahal, bluesman nero dell’ultima generazione (è nato nel 1942), pubblica due dischi che rimarranno nella storia. L’idea di Henry Saint Clair Fredericks (questo il suo vero nome) è semplicissima: riscoprire le radici del country blues autentico degli anni Venti/Trenta elettrificandolo discretamente e donandogli un’energia presa a prestito dal rock coevo. Nell’esordio omonimo il Nostro rilegge pezzi di Sleepy John Estes, Sonny Boy Williamson e Robert Johnson con fantasia fuori dal comune e un uso poderoso di armonica e chitarra resofonica. In “The Natch’l Blues” si cimenta con canzoni proprie, ma il risultato rimane il medesimo: sublime.
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