Lo stile inventato dai Talking Heads è stato uno dei mattoni fondamentali per l’edificazione della new wave e il superamento del punk nell’ambito del pop più arty e sperimentale. In questo debutto, i quattro improbabili eroi del CBGB’s newyorkese dimostrano di aver già maturato un sound personalissimo: la voce schizoide e i riff disarticolati della chitarra di David Byrne, le tastiere alla plastilina di Jarry Harrison (ex Modern Lovers), il basso saltellante di Tina Weymouth e la batteria ossessivo/compulsiva di Chris Frantz mettono a fuoco episodi sospesi fra funk isterico, rimasugli garage, scorie beat e pop marziano. Lo squarcio adrenalinico di “Who Is It?”, le nenie paradossali di “New Feeling”, “Don’t Worry About The Government” e “Tentative Decisions” vengono proiettate in ambienti claustrofobici e pregni di paranoia urbana, quella di una megalopoli come New York, senza però dimenticare un fortissimo sottotesto d’ironia straniante. La musica dei Talking Heads è cerebrale ripensamento e capovolgimento dei vari momenti succedutisi nella storia del rock: lungi, però, dall’essere asettica, detona invece appassionata nell’anfetaminico funk/rock mutante di “Psycho Killer“, capolavoro del disco e fra i brani più significativi dell’intera new wave.
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