Con il terzo album i Tangerine Dream si fanno maturi e realizzano l’opera che permetterà loro di entrare nella storia musicale e di influenzare generazioni di gruppi a venire. “Zeit” si estende su doppio vinile: ogni lato include un solo brano, andando così a comporre una specie di sinfonia in quattro movimenti creata per l’esplorazione del cosmo. Non c’è più il flauto, l’apporto degli strumenti tradizionali è ridotto al minimo (il quartetto di violoncelli nell’introduzione di “Birth Of Liquid Plejades” e l’organo nella sua conclusione), s’impone definitivamente il suono del sintetizzatore VCS3, circondato dalle tastiere elettroniche e dai sinistri effetti dei ‘generatori sonori”. Il ritmo si dissolve in un continuum sonico di derivazione minimalista e atonale, con uso di fasce cromatiche alla Ligeti e di spunti psichedelici ormai rarefatti in nebulose spaziali, ondeggianti minacciose nel buio interstellare. Il mood complessivo è tenebroso, imperscrutabile. “Zeit” non è solo uno dei due, tre capolavori della ‘musica cosmica’ tedesca, è anche il primo vagito dell’ambient music, pubblicato molti anni prima della definitiva codificazione di questo stile operata da Brian Eno.
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