Nel 1977 il progressive sopravvive in forme ibride. Al di là dell’oceano i Rush lo miscelano all’hard rock, mentre in UK ci pensa Alan Parsons a stemperarlo nell’easy listening pop, in una fusione fra elettronica, funk, soul e disco music di grande presa melodica. Al tastierista non manca certo l’esperienza: tecnico del suono negli studi di Abbey Road a Londra, è anche suo il merito della produzione avanguardistica di un album come “The Dark Side Of The Moon” dei Pink Floyd, il cui suono ultra levigato è portato alle estreme conseguenze in “I Robot“, secondo disco del suo progetto, platino negli Stati Uniti e migliore esempio della deriva del prog rock verso i bastioni della muzak da sottofondo.
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