Il secondo album targato Allman Bros e co. porta il livello di compenetrazione fra blues, rock, country e jazz ad un ulteriore e più perfetto stadio. Saranno sempre il gruppo più raffinato e poliedrico del movimento southern, sebbene manchi in loro qualsiasi fastidiosa pomposità pseudo intellettuale, pregio che li sosterrà nel corso della loro travagliata carriera. “Ildewild South” può contare su brani immortali come “Midnight Rider”, in cui rock e country sono perfettamente uniti in un’unica fantasia malinconica, e soprattutto “In Memory Of Elizabeth Reed”, quasi sette minuti di semi improvvisazione strumentale dominata da continui cambi di prospettiva, in cui le chitarre di Duane Allman e Dickey Betts hanno modo di dialogare in fraseggi dalla struttura jazzistica, in quello che può esser visto come un omaggio a Miles Davis, fra le più importanti fonti d’ispirazione per il gruppo. E per finire c’è anche la sottovalutata ballad country – soul “Please Call Home”. In appena mezz’ora l’Allman Brothers Band ha saputo creare un capolavoro. Non sarà l’ultimo.
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