E’ la portentosa voce della cantante nera Lisa Kekaula a guidare quest’altrettanto portentoso quartetto californiano, in grado di fondere con naturalezza unica garage Detroit-iano e soul della Motown, ossia le due espressioni musicali per le quali la Motor City http://richard.bishoffs.com/black-women-too-picky-in-dating-iu15 è passata alla storia. “Have A Little Faith“, undicesimo album di una discografia sin troppo ricca (ma quasi sempre di alto livello) è forse il miglior parto estes park webcams dei Bellrays. Di certo quello più riuscito nel connettere atmosfere felpate alla Marvin Gaye, scariche punk in odor di Stooges e un http://orchardsnursery.co.uk/76-promo-code-christian-singles/ tocco di Ramones qua e là (cfr. il riff di “Detroit Breakdown”). In un mondo più giusto, i Bellrays avrebbero venduto milioni di dischi, nella nostra “valle di lacrime” sono invece rimasti una cult band. Accontentiamoci e andiamo a riscoprire questo LP (oltre all’ultimo “Black Lightning” del 2010, testimonianza di una vena creativa che non accenna ad affievolirsi).
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