L’esordio dei Black Crowes, da Atlanta, Georgia, è una folgore inaspettata che si abbatte sulla scena rock d’inizio anni Novanta. “Shake Your Money Maker” non c’entra nulla né con il glam metal né con l’hard melodico, stili ancora in voga nel 1990; non sa che farsene dell’alternative e del crossover, e neppure mostra punti di contatto con il grunge. Sorpresa: si tratta di puro Seventies sound, registrato in analogico e che cita le grandi band classiche, irrobustendo il tutto con una forte vena southern e abbondanti dosi di blues e soul, arrivando persino ad inglobare qualche scampolo di garage. Il riff di “Twice As Hard” mette subito di buon umore, ideale punto di convergenza fra Led Zeppelin e Rolling Stones, “Sister Luck” è una ballad che non sfigurerebbe affatto nel carniere dei Lynyrd Skynyrd, l’assolo di “Could I’ve Been So Blind” l’avrebbe potuto scrivere Keith Richards, “Seeing Things” è vibrante soul condito da un meraviglioso suono d’organo elettrico, “Hard To Handle” una folgorante cover di Otis Redding riletto in chiave hard blues, e si potrebbe citare ogni singolo brano dell’LP. Ma qui basta ribadire la qualità eccelsa della musica dei fratelli Robinson, Chris cantante dalla voce calda e sporca al punto giusto, Rich in grado di raggiungere forti momenti di pathos grazie alla sua chitarra. “Shake Your Money Maker” venderà più di 5 milioni di copie, fungendo da battistrada per il revival del blues rock e del southern che si avrà negli States nel corso del decennio.
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