The Black Keys – Thickfreakness

Oggi sono delle rockstar, a inizio secolo erano ‘semplicemente’ uno dei più potenti “power duo” nel revival del garage rock di fine anni Sessanta. Dan Auerbach (voce e chitarra) e Patrick Carney (batteria) vengono da Akron, Ohio, la città che diede i natali ai Devo. Ma con questi ultimi i Black Keys non hanno nulla a che spartire: nelle 11 composizioni contenute in “Thickfreakness“, secondo full – length della formazione, non v’è traccia di elettronica. Anzi, il sound è prepotentemente analogico e valvolare, giocato sulle distorsioni vintage della chitarra e sulle inflessioni blues rock della voce di Auerbach (cfr. la superba “Hard Row”). Le due cover presenti nell’LP, “Have Love Will Travel” di Richard Berry e “Everywhere I Go” di Junior Kimbrough, sono perfette indicazioni delle radici del complesso, che affoga il proprio garage in una densa foschia proveniente dal Delta del Mississippi. E sembra davvero che siano i grandi maestri neri delle 12 battute a fornire l’anima alle canzoni scritte dai due bianchissimi ex compagni di college. Il tiro della title – track, di “Midnight In Her Eyes”, di “Hurt Like Mine” e di tutte le restanti tracce trova pochi paragoni nella scena del nuovo garage; riff e assoli schizzano selvaggi e mercuriali, più ispidi e acuminati di quelli dei White Stripes, eppure mai privi di un certo retrogusto melodico. Quello che farà la recente fortuna del duo.

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