Più che di una vera e propria band, si parla di un personalissimo progetto musicale in cui l’inglese Neil Hannon può dar sfogo al suo gusto da dandy vittoriano catapultato in un’epoca non sua. Per fortuna tale velleità viene risolta per mezzo di un sottilissimo sense of humour che dona ai dischi dei Divine Comedy un irresistibile e quantomai vitale tocco di volatile ironia. “Absent Friends” è forse il capitolo più significativo dell’intera carriera: qui convivono meravigliosamente atmosfere demodé, rimandi a vaudeville e musical, pop orchestrale cesellato fra ricami di archi e fisarmoniche dal tocco francese (“Sticks & Stones”), tutti elementi immersi in un clima nostalgico già perfettamente indicato nel titolo. In definitiva, un perfetto esempio di chamber pop (o baroque pop, chiamatelo come volete) lievemente aristocratico che rappresenta il contraltare ‘colto’ e ‘upper/middle class’ agli inni da pub della ‘working class’ inglese cantata dal britpop di Oasis e Blur. La superiore capacità artistica di Hannon rende il tutto nient’affatto spocchioso e gradevolissimo dall’inizio alla fine.
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