Nei primissimi anni Ottanta Los Angeles non è in preda solamente al fenomeno dell’hardcore. C’è spazio per i già citati X e anche per i Gun Club che, guidati dal carismatico cantante Jeffrey Lee Pierce, riescono nel miracolo di unire punk e blues (a ben guardare, date le evidenti affinità fra le due espressioni, non è poi questo gran miracolo). Sia come sia l’originalità e la bravura della band sono fuori discussione, e quest’esordio avvampa di fuochi d’amore, d’odio, di felicità e disperazione proprio come i vecchi 78 giri di Howlin’ Wolf e Muddy Waters, semplicemente calati nella realtà del sud della California d’allora. Il successivo “Miami” (1982) è forse più calibrato e maturo, ma “Fire Of Love” si fa addirittura preferire per l’intensità totalizzante che solo un debutto può vantare.
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