Il secondo album dei Mars Volta rappresenta l’apice assoluto della grandeur post – progressiva della compagine guidata dagli ex At The Drive-In Omar Rodríguez-López e Cedric Bixler-Zavala. Il predecessore “De-Loused In The Comatorium” (2003) manteneva ancora alcuni agganci con il post – hardcore della band madre e un certo senso della misura. In “Frances The Mute” tutto è spazzato via dal gigantismo sonoro di una suite quale “Cassandra Gemini”, 32 minuti di magniloquenza appositamente ricercata, in cui convogliare un’immensa mole di riferimenti stilistici: voci filtrate, stacchi free jazz e orchestrazioni swing, riff di hard rock classico, striature latine, partiture cervellotiche a metà strada fra King Crimson e Genesis, equilibrismi canori dei più spericolati, psichedelia anni Sessanta e post rock anni Novanta mischiati assieme, etc. Un’orgia sonica imponente, la quale tuttavia mantiene una spinta creativa non indifferente, in grado di elevarla al di sopra del barocchismo più stucchevole. Piacciano oppure no, i Mars Volta sono fra i pochi nomi dell’ultimo decennio in grado di aggiungere qualcosa di personale alla lezione dei maestri dei Settanta.
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