The Offspring – Smash

Il 1994 è l’anno dell’esplosione del punk melodico, che passa nel giro di pochi mesi dall’essere musica di nicchia al dominio delle chart statunitensi e infine mondiali. Si ricorda soprattutto l’exploit di “Dookie” dei Green Day, ma appena dietro a loro si posizionano gli Offspring con il loro terzo album, “Smash“, che li proietta nel giro delle rockstar che contano. Il successo di questo album è tanto più sorprendente se si pensa che, al contrario di “Dookie” che può vantare il sostegno di una major, viene pubblicato dall’indipendente Epitaph Records, la storica etichetta fondata da Brett Gurewitz dei Bad Religion (ancora oggi è l’album più di successo della label). “Smash” raccoglie 6 dischi di platino negli USA e le stime parlano di oltre 12 milioni di copie vendute nel mondo. La ricetta è molto simile a quella dei Green Day, tuttavia si distingue per alcune ben marcate caratteristiche: se il trio della Bay Area è propenso a un punk dai contorni fortemente power pop, al contrario il quartetto di Orange County deriva tutte le sue caratteristiche dall’hardcore melodico di band seminali come Adolescents, Descendents e, ovviamente, Bad Religion, in particolare quelli del trittico “Suffer/No Control/Against The Grain“. Ma Dexter Holland e soci ci mettono parecchio del loro, componendo brani freschi e dall’incontenibile furia giovanile (cfr. la quasi programmatica “Nitro [Youth Energy]“). Up – tempo e chitarre guizzanti fanno bella mostra nel sostenere micidiali ganci melodici che si estrinsecano in particolare nei chorus di pezzi storici per l’intero genere, fra cui vanno citati almeno “Bad Habit“, “Self Esteem” e il primo hit single “Come Out And Play“. Fulminante anche “Killboy Powerhead”, cover dei Didjits, e divertente la parentesi ska di “What Happened To You?”. Il successivo “Ixnay On The Hombre” (1997) sarà persino più riuscito sotto il punta di vista artistico (ma venderà molto meno), “Smash” rimane però il manifesto degli Offspring.

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