Una carezza in un pugno. Lo cantava Celentano, eppure si potrebbe riassumere così il contenuto di “If I Should Fall From Grace With God“, terzo album e vetta artistica dei Pogues. Sono 15 brani abbacinanti per bellezza e capacità di mischiare botte rock, languori celtici e persino sfumature jazz ed etniche: ecco allora “Fairytale Of New York”, il cui effetto è paragonabile a quello di una sbronza tristeallegra, oppure l’oriente immaginario di “Turkish Song Of The Damned” e la parodia latinoamericana di “Fiesta”. Con il punk nel cuore e una particolarissima declinazione della world music nella testa, Shane MacGowan e accoliti allestiscono una festa dolceamara, in cui l’organico strumentale si è allargato a dismisura e adesso comprende persino una sezione fiati, ma che non pecca mai in ridondanza e anzi viene suonato con altissima professionalità senza che per questo si perda il brivido dell’emozione autentica. Una pietra miliare, poco imitata proprio per il suo difficilissimo equilibrio fra seduzione e aggressione, pressoché impossibile da replicare.
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