Fra le primissime “Rock Opera“, “Tommy” dei The Who è però rimasta la migliore, nonostante in futuro altri abbiano provato a creare lavori di questo genere (su tutti i Kinks). La migliore perché la storia narrata, quella del ‘ragazzo sordo, muto e cieco’ ma sensibilissimo e mago del flipper, riesce ad estendersi e a crescere in modo esponenziale, raggiungendo uno spessore narrativo quasi degno di un romanzo di formazione, assumendo persino significati universali. “Il protagonista doveva essere sordo, muto e cieco perché, in questo modo, osservato dal nostro già limitato punto di vista, le sue limitazioni sarebbero state un simbolo delle nostre stesse limitazioni“, spiegherà più tardi Pete Townshend, compositore di quasi tutta l’opera. La migliore perché gli Who rifiutano qualsiasi pomposo orpello orchestrale e non affogano la loro musica in melassa pseudo – sinfonica; anzi, eccezion fatta per il delizioso corno francese suonato da John Entwistle nell’overture e per le discrete e mai invadenti tastiere di Townshend, il doppio LP è in larga parte pura dinamite rock and roll che ha in “Pinball Wizard”, “Acid Queen” e “I’m Free” i suoi momenti culminanti. In breve, un capolavoro assoluto, che testimonia i mostruosi progressi tecnico – compositivi ottenuti dagli Who in soli quattro anni, tanto che “Tommy” verrà apprezzato addirittura da Leonard Bernstein.
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