Creatura dell’irrequieto factotum Jared Leto (oltre a guidare i Thirty Seconds To Mars, è anche attore e scrittore), i Nostri riescono a conquistare orde di ragazzine (Leto non è certo brutto, anzi) e di appassionati di rock elettronico, grazie a una particolare miscela di elettronica, alternative e qualche urlata in stile emo ben piazzata dal frontman. Proprio la perfomance di Jared è clamorosa, riuscendo a reggere registri altissimi e vocalizzi sussurrati e dolenti. Dal vivo la storia spesso sarà un’altra, ma il grande merito dei 30STM è quello di aver creato, mantenuto e consolidato nel corso degli anni una fanbase affezionata e fedelissima, riuscendo a non crollare a livello qualitativo come successo ad altri protagonisti delle scene. La doppietta titletrack/”The Kill” è micidiale; due belle canzoni, allo stesso tempo dirette e adattissime anche ad ascoltatori di pop rock generico. Non l’act più dotato di sempre, ma una band che ha sfruttato bene le occasioni capitatele nell’era della musica di plastica. In più i Thirty sanno suonare ciò che compongono. Ce ne fossero di più…
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