Con questo disco Tom Waits si distacca nettamente dal blues jazzato da night club che l’aveva contraddistinto sino ad allora per lanciarsi nell’ignoto. “Swordfishtrombones” rappresenta davvero un lasciarsi alle spalle le consuetudini del piccolo, vecchio mondo antico (fuor di metafora, segna anche una svolta nella vita quotidiana dell’artista, che si è spostato con Kathleen Brennan, sua futura coautrice, si è trasferito a New York e ha cambiato etichetta discografica), per salpare in un mare sconosciuto. Lui, sprezzante del pericolo, s’imbarca sulla sua personalissima Narrenschiff, la nave dei folli, e con un pugno di musicisti anticonformisti organizza la propria rivoluzione sonora. La marcetta storpia di “Underground” indica da subito il cambio di registro; un ondeggiare fra materiali bradi e strumenti inconsueti, che pescano sia dal rock – blues più obliquo sia dal folk più arcaico, rappresentati rispettivamente da “Gin Soaked Boy” e “Town With No Cheer”, per poi lasciarsi plasmare dalla smania creatrice di Waits in pure piece d’avanguardia: l’utilizzo puntillistico di strani metallofoni e aerofoni nell’allucinata narrazione di “Shore Leave”, il rhythm and funk serratissimo di “16 Shells From A Thirty-Ought-Six”, le detonazioni percussive di “Trouble Braids” e la commovente melodia ubriaca per harmonium e tromba di “Just Another Sucker On The Vine” sono gli esiti più stupefacenti del nuovo stile. Mollati gli ormeggi, Tom non si fermerà più.
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