Myra Ellen Amos ha scritto numerosi ottimi dischi, fra cui trovarne uno solo quale più rappresentativo è impresa davvero ardua, dato l’eclettismo della musicista; le sue canzoni sono spesso melange di rock, pop, ballad pianistica e aromi classici, non necessariamente in quest’ordine. “Scarlet’s Walk” dosa questi elementi molto felicemente, senza forzature. Sebbene meno celebre e venduto dei dischi targati anni Novanta della cantante e pianista statunitense (“Little Earthquake” del 1992 e “Boys For Pele” del ’96 i meglio riusciti), rimane un perfetto esempio di come la Amos ha saputo costruire una luminosa carriera attraverso partiture a prima vista consuete, in realtà minate alla base da sentori alt rock e testi niente affatto scontati. Il rapporto col padre, pastore metodista, non è certo stato dei più semplici (probabilmente non era affatto contento del modo ipersensuale col quale la figlia suona il pianoforte), anche se Tori ha ammesso che oggi il genitore è una sorta di liberal. Squarci di vita familiare che aiutano a far capire da dove proviene parte del dramma che da sempre ha contribuito ad increspare le canzoni di una delle interpreti femminili più importanti degli ultimi vent’anni.
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