Traffic – John Barleycorn Must Die

Senza più Dave Mason, i Traffic si riducono a trio. Poco male, perché i soli Steve Winwood, Chris Wood e Jim Capaldi sfornano il capolavoro grazie al quale la loro formazione è ricordata ancora oggi. “John Barleycorn Must Die” è persino superiore al già stupendo “Mr. Fantasy” di due anni prima. Ma la musica è cambiata: la psichedelia ha lasciato il posto ad un folk – rock di chiara impronta progressiva e dalle marcatissime influenze jazz. La strumentale “Glad” mette subito di buon umore, con quel tema condotto dai fiati di Wood (sax e flauto) che profuma di festa agreste. Winwood usa con parsimonia la chitarra, acustica nella title – track ed elettrica in “Every Mother’s Son”, ma il suo tocco magico all’organo e al piano e la sua voce dai tratti soul rende memorabili “Freedom Rider” e “Empty Pages”, che assieme a “Glad” vanno a costituire uno dei migliori lati A nella storia dei 33 giri in vinile. Il progressive – folk di questo disco ha come unico paragone possibile i lavori coevi dei Jethro Tull, che sostitiscono la componente jazzy con l’hard rock.

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