Dopo un disco fondamentalmente di passaggio come “October” (1981), la terza opera degli U2 mostra un netto passo avanti verso la consacrazione dei Nostri a più importante rock band degli anni Ottanta. La voce di Bono è maturata e il tono si è fatto quasi profetico, le pennate di chitarra di The Edge sono ormai inconfondibili, la sezione ritmica formata dal basso di Adam Clayton e dalla batteria di Larry Mullen alimenta le atmosfere epiche dei dieci brani qui contenuti. La copertina, a rimarcare il filo diretto con l’esordio “Boy” (1980), mostra la foto del volto dello stesso ragazzino, ora però cresciuto di tre anni e dallo sguardo più duro e inquieto. D’altra parte “War“, come suggerisce il titolo, ha come filo conduttore il tema della guerra, e il quartetto irlandese ha ben presente la tragedia che questa può significare. È l’album di “New Year’s Day”, di “Two Hearts Beat As One” e, soprattutto, di “Sunday Bloody Sunday”, veemente atto d’accusa nei confronti del conflitto nordirlandese e primo dei grandi classici del quartetto. “War” farà conoscere gli U2 anche in America, e oggi si sa che si è trattato del primo, vero passo verso la presa del potere nell’universo rock mainstream.
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