Dopo “Letting Go”, album d’esordio che cercava di avvicinarsi al sound dei Tool cercando di renderlo meno complesso e lineare, e successivamente al buonissimo “Two” (decisamente piacevole) che seguiva maggiormente le orme del rock radiofonico à la Linkin Park e Thirty Seconds To Mars, gli Earshot arrivavano al terzo disco con nessuna aspettativa o pressione di sorta.
Anche perché la band guidata dalla notevolissima ugola di Wil Martin aveva già praticamente detto tutto ciò che doveva. Per lo meno commercialmente parlando, grazie al successo di singoli come “Get Away” prima e “Wait” dopo, e a una serie di tour insieme a colossi come Staind e Kid Rock.
L’onda lunga del nu metal e dell’alternative metal era trascorsa, nel 2008 anche il metalcore iniziava ad accusare cali d’interesse e l’hard rock moderno negli States viveva una stagione piuttosto florida grazie ai colpi messi a segno da Alter Bridge e Shinedown.
Per quanto la release segnerà la fine della band, benché a inizio 2021 i Nostri siano inaspettatamente tornati con una bellissima canzone, “The Silver Lining” riuscì nell’impresa di riassumere le coordinate dei due primi album e di fornire una chiave hard rock molto più diretta e senza fronzoli della musica degli Earshot.
Martin si conferma cantante sottovalutatissimo della scena, mentre il resto della band inanella una manciata di brani vari, talvolta imprevedibilmente tirati (“More Than I Ever Wanted”), che conferma come un gruppo simile avrebbe potuto avere ben altre fortune se fosse riuscito ad avere una produzione più costante e un management maggiormente scafato dietro le spalle.