Con il terzo album Peter Hammill riesce a trasformare definitivamente i Van Der Graaf Generator nella più grande macchina sforna – incubi che la storia del progressive ricordi. Pur condividendo parecchi punti di contatto stilistici con i King Crimson, la musica dei VDGG è persino più apocalittica e angosciosa di quella del Re Cremisi. “Killer”, con il cantato enfatico di Hammill e il sax portentoso di David Jackson (è spesso il suo strumento a scolpire i riff, con il basso e l’organo a seguire), è un classico del prog più tagliente e claustrofobico, e l’apparente dolcezza della successiva “House With No Doors” non fa altro che aumentare l’atmosfera gravida di tensione, che infine sfocia nelle tre lunghe suite “The Emperor In His War Room” (con Robert Fripp alla chitarra), “Lost” e “Pioneers Over C”, ricchissime di momenti memorabili. Tutti sottilmente inquietanti.
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