Vertice incontestato ed incontestabile dei Van Der Graaf Generator, nonché di tutto il progressive più cupo, spigoloso, inquietante, nevrotico, “Pawn Hearts” si basa su tre brani, tutti perfetti nella loro drammaticità apocalittica. “Lemmings” apre il disco con una suadente melodia in cui s’incunea il dolce suono del flauto; ma è un’illusione, in pochi secondi tutto sprofonda nell’incubo, con la voce di Peter Hammill a donare enfasi a ritmiche intricatissime, fiondate di sax, dissonanze varie, prima della conclusione spettrale. “Man Erg” accoglie l’ascoltatore con pianoforte, voce e organo che armonizzano un canto quasi disperato; poi, ancora una volta, il tutto s’infrange in un uragano ritmico brutalizzato dalle sincopi del sassofono e delle tastiere, mentre la chitarra è usata in funzione aritmica (questo modo di comporre influenzerà i Voivod oltre trent’anni dopo). “A Plague Of Lighthouse Keepers” riassume lo stato d’animo delle due tracce precedenti in una suite lunga più di 23 minuti, fra momenti di stasi e tumultuose esplosioni sonore. Fondamentale l’apporto della chitarra di Robert Fripp (King Crimson) nel secondo e terzo brano. Il gruppo britannico ha riscosso più successo in Italia che in patria; per una volta è stato il nostro pubblico ad accorgersi, per primo, della buona musica.
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