Velvet Underground – Velvet Underground & Nico

Forse il maggior merito di Andy Warhol è stato quello di scoprire e promuovere le gesta dei Velvet Underground. All’epoca la band di Lou Reed e John Cale rappresentò la cosa più spaventosa e deviante con cui la ‘pop music’ dovette fare i conti. Non stupisce che in pieno fermento ‘flower power’ questo disco non se lo filò nessuno. Troppo crudo, troppo duro, troppo malato, troppo influenzato dalle droghe ‘pesanti’ piuttosto che da quelle ‘leggere’ che andavano di moda sulle coste del Pacifico (qui invece si stava a New York). Si parla di sesso sado/maso (“Venus In Furs”), di eroina (“Heroin”, forse il capolavoro dell’opera), di derelitti che aspettano lo spacciatore di fiducia (“I’m Waiting For The Man”), e di morte (“The Black Angel’s Death Song”). La voce algida della ‘chanteuse’ Nico dona un tocco spettrale a “I’ll Be Your Mirror” e “All Tomorrow’s Parties”, mentre la viola di John Cale rilegge il minimalismo e l’avanguardia contemporanea in chiave dark. Nonostante l’insuccesso commerciale, è tra i quattro, cinque album che più hanno influenzato il rock in (quasi) tutte le sue forme, dal punk alla new wave, dall’avantgarde al noise, arrivando persino a lambire il grunge. Ancora oggi ti mette disagio ascoltarlo, scopri sempre qualcosa di te stesso che non avresti mai voluto sapere.

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