Vic Chesnutt – North Star Deserter

Nel caso di Chesnutt, le conseguenze di un’adolescenza dolorosamente irrequieta (alcolismo, soprattutto) hanno lasciato ferite corporee non rimarginabili. Da subito. Appena diciottenne rimane sulla sedia a rotelle a vita a causa di un incidente automobilistico: era lui a guidare, completamente ubriaco. Per tutto il resto della sua breve esistenza (morirà per un’overdose nel 2009 a soli 45 anni, con tutta probabilità il primo di numerosi tentativi di suicidio andato “a buon fine”) cercherà di uscire dalle secche della depressione tramite l’abituale bottiglia. Ma anche, e soprattutto, per mezzo della musica (e per questo va ricordato). Talento naturale, Vic rilegge la tradizione folk americana con una sensibilità rosa fin nel profondo, impareggiabile. “North Star Deserter” è il suo testamento, un gioiello in cui blues e country si fondono in un tentativo di riscrivere il post rock su basi cantautorali: ad accompagnarlo la Silver Mt. Zion Orchestra, ad aiutarlo nell’impresa anche l’amico di vecchia data Guy Picciotto (Fugazi). Un disco alle volte spettrale, altre di una dolcezza profonda, sempre e comunque emozionate. Il finale fiammeggiante dell’esistenza terrena di Chesnutt.

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